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I trilli: la pasta fresca irpina che racconta una storia di tradizione e sapore

Data:

05 Maggio 2025

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Tra i tesori gastronomici meno conosciuti ma profondamente radicati nella cultura culinaria dell’Irpinia, i trilli rappresentano una pasta fresca dal carattere deciso e dalla storia affascinante. Diffusi in particolare in alcune zone dell’ Irpinia,i trilli sono testimoni viventi di un patrimonio culinario che resiste al tempo e alla modernità.

Origini e storia di un’antica tradizione

Il nome “trilli” potrebbe derivare dal verbo dialettale “trillare”, che in alcune zone indica il movimento veloce e abile delle mani, tipico della lavorazione di questa pasta. La loro origine si perde nella memoria orale, tramandata dalle nonne alle nipoti, tra cucine riscaldate dal fuoco e tavole imbandite per le feste.
I trilli nascono in un contesto rurale, in cui la pasta veniva realizzata a mano con ingredienti semplici: farina di grano duro e acqua. Talvolta, in epoche più recenti, si è cominciato ad aggiungere anche un pizzico di sale o un uovo per rendere l’impasto più elastico, ma nella tradizione più antica l’essenzialità era una virtù.
La forma dei trilli è simile a piccoli cavatelli attorcigliati a mano, ma più spessi e rustici, con un’anima grezza che trattiene bene il sugo. Si realizzano arrotolando piccoli pezzi di impasto con un movimento rapido e preciso. Ogni famiglia ha la sua tecnica e la sua “forma perfetta”, spesso motivo di orgoglio e competizione bonaria tra vicine di casa.

I trilli nelle occasioni speciali

I trilli non nascono come una pasta “di tutti i giorni”: nella tradizione irpina, venivano (e vengono ancora) preparati in occasioni speciali, come matrimoni, feste patronali, battesimi o durante le festività natalizie e pasquali. Lavorare l’impasto e formare i trilli richiede tempo e dedizione, per questo motivo era (ed è) un’attività collettiva, che coinvolgeva l’intera famiglia o anche il vicinato, trasformandosi in un vero e proprio rito comunitario.
Durante i matrimoni, per esempio, era consuetudine che le donne del paese si riunissero giorni prima della cerimonia per preparare quantità abbondanti di trilli da servire agli ospiti. Ancora oggi, in alcune zone, la preparazione dei trilli fa parte della “dote culinaria” che le giovani donne apprendono fin da piccole.

Condimenti e abbinamenti tradizionali

I trilli, per via della loro consistenza ruvida e della forma attorcigliata, si prestano a raccogliere sughi densi e saporiti. Il condimento più tipico è il ragù di carne mista (manzo, maiale e salsiccia), cotto lentamente per ore, come vuole la tradizione irpina. In alcune famiglie si aggiungono anche pezzetti di cotenna o polpette.
Un’altra variante molto apprezzata è quella con sugo di pomodoro fresco e basilico, magari arricchita con una spolverata di caciocavallo stagionato grattugiato. Nelle versioni più rustiche, i trilli si accompagnano anche a sughi a base di funghi porcini o fagioli cannellini, secondo la disponibilità stagionale.

I trilli oggi: riscoperta e valorizzazione

Negli ultimi anni, i trilli stanno vivendo una nuova primavera grazie a eventi gastronomici, sagre locali e all’interesse crescente per le tradizioni culinarie regionali. Alcuni ristoratori irpini li hanno riportati nei menù, proponendoli sia in chiave classica sia con interpretazioni moderne.
Inoltre, alcuni laboratori artigianali e associazioni locali stanno lavorando per ottenere un riconoscimento ufficiale della tipicità di questo formato di pasta, magari inserendolo nei PAT (Prodotti Agroalimentari Tradizionali).
I trilli sono molto più di una pasta: rappresentano un frammento autentico della memoria collettiva dell’Irpinia. Prepararli significa celebrare la lentezza, la condivisione e il legame con la terra. In un mondo sempre più veloce, i trilli ci ricordano il valore del tempo, dell’arte manuale e della convivialità.

 

Pagina aggiornata il 11/04/2025